Sono i sarti che confezionano particolari capi di vestiario.

Il gondoliere di oggi è una figura di costituzione recente. Fino agli anni Settanta del XX secolo si trattava di una categoria molto povera, che svolgeva anche altri modesti lavori, come ad esempio portare i sacchi di carbone durante l’inverno.
Per il passato il riferimento per gli abiti è il gondoliér de casàda, per il quale il magistrato alle pompe prescriveva un abbigliamento sobrio, non troppo raffinato, con esplicito riferimento, ad esempio, al numero esiguo dei bottoni. L’immagine che ci rimandano alcuni disegni settecenteschi presenta comunque abiti di una certa raffinatezza: pantaloni ampi e corti fermati al ginocchio, giacchette ornate di bottoni ed elegantemente sagomate, tessuti ‘damascati’.

sartori

L’avvento del turismo di massa ha dato un impulso forte alla categoria dei gondolieri, ‘specializzandola’, e orientandola quindi anche verso una maggior cura nell’abbigliamento, prima raccogliticcio e difforme. Alcuni capi di vestiario, che spesso si rifanno ad elementi diffusi nelle marinerie europee, si sono via via ‘affermati’, consolidandosi negli ultimi decenni come tradizione: oltre al cappello di paglia, le maglie a righe (un tempo bianche e rosse, poi anche bianche e blu), la marinéra, i pantaloni neri, la fascia di seta in vita. I colori spesso trovano riscontro nei cuscini del parécio, la parte della gondola adibita ai passeggeri. Mentre la maglia a righe è oggi di produzione industriale, la casacca ‘alla marinara’ è spesso prodotto artigianale e viene commissionata dai gondolieri ai sartóri. È bianca e abbastanza ‘comoda’, di piqué, chiusa davanti non da bottoni ma da lacci bianchi, corta e fermata in vita con un elastico. I due taschini davanti e la marinéra sulla schiena sono segnati da quattro bottoni d’oro. Alla casacca si accompagnano sobri pantaloni neri comodi per i movimenti del gondoliere, anche questi forniti dai sarti. L’ordinamento dei sarti, del 1219, è il più antico fra i capitolari dei mestieri veneziani. Per i sartóri la toponomastica veneziana ha sia ponte che fondamenta.